Ansia è un termine largamente usato per indicare un complesso di reazioni cognitive, emotive, comportamentali e fisiologiche che si manifestano in seguito alla percezione di uno stimolo ritenuto minaccioso e nei cui confronti non ci riteniamo sufficientemente capaci di reagire. 

Non deve considerarsi, tuttavia, un fenomeno anormale: agisce da spinta e contribuisce ad indurre l’individuo ad adattarsi alle norme del gruppo sociale cui appartiene; talvolta, però - quando si manifesta con eccessiva intensità – può assumere delle connotazioni patologiche che spingono lo stesso all’evitamento di situazioni temute.

La comprensione dell’ansia non può prescindere dalla varietà dei vissuti emotivi che la connotano, essa infatti è l’emozione che contraddistingue la risposta ai rischi e alle sfide a cui tutti gli esseri umani sono variamente esposti.

Può manifestarsi con diversi livelli e in quadri clinici molto eterogenei fra loro, alcuni tollerabili e funzionali rispetto agli eventi della vita, altri patologici ed eccessivi rispetto alle cause determinanti.

I principali disturbi d’ansia trattati sono:

Disturbo d’ansia generalizzata

Con il termine “ansia generalizzata ” si fa riferimento ad un’affannosa agitazione connotata da incertezza, preoccupazione senza una ragione precisa, permeata da un senso di precarietà e di vulnerabilità, protratta nel tempo, in modo continuativo per almeno 6 mesi. Ne risulta che l’individuo ha difficoltà a controllare la preoccupazione, manifesta un significativo disagio e una compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo, nella famiglia e nelle aree più importanti della sua vita

Spesso si riscontra un forte stato di ansia anche in persone che soffrono di altri disturbi psicologici, ma in questo caso i sintomi possono essere l’effetto o l’espressione di un’altra patologia e non la causa primaria del malessere riportato.

I pensieri tipici di chi soffre di Disturbo d’Ansia Generalizzata, sono, invece relativi ad ambiti differenti: le routine da compiere, le responsabilità, le questioni economiche, la propria salute, quella dei familiari, le disgrazie che possono capitare. Tutto ciò interferisce in modo significativo con il funzionamento psicosociale, perché l’oggetto della preoccupazione si sposta di continuo, da un ambito a un altro.

Disturbo da Attacchi di Panico (DAP)

Il Disturbo da Attacchi di Panico colpisce prevalentemente l’età giovanile e i più recenti studi epidemiologici mettono in evidenza il fatto che ne è interessato il 33% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni: un giovane su tre di questa fascia incontra uno dei multiformi aspetti della sintomatologia DAP.

Riconoscere i sintomi è il punto di partenza: ripetuti stati d’ansia acuti ad insorgenza improvvisa e di breve durata; gli episodi acuti sono accompagnati da sintomi neurovegetativi e psicosensoriali di frequenza ed intensità variabili per cui si presentano quadri clinici tra loro molto diversificati; è altresì possibile individuare alcuni aspetti fondamentali comuni a tutti gli attacchi di panico:

– i sintomi compaiono in maniera improvvisa e drammatica;

– la crisi è vissuta con un senso penoso d’impotenza, paura e mancanza di controllo;

– la durata della crisi è breve: in genere pochi secondi o minuti;

– alla crisi acuta segue un periodo prolungato, anche di molte ore, in cui sono presenti sensazioni di “testa confusa”, marcato stato di spossatezza, sensazioni di sbandamento, vertigini.

Nelle fasi iniziali gli attacchi di panico si possono manifestare “a ciel sereno”, nel senso che, al momento dell’attacco, non è presente una situazione in grado di costituire motivo d’ansia, trattandosi sovente di situazioni routinarie:es. passeggiando per strada. Talora, invece, il primo episodio si manifesta in situazioni drammatiche della vita del paziente, come gravi incidenti o morti improvvise di persone care. Può anche manifestarsi in concomitanza con l’assunzione di sostanze stupefacenti, in particolare marijuana, cocaina, amfetamine.

Fin dalle fasi iniziali , è possibile che si verifichi il fenomeno dell’ansia anticipatoria, consistente nel timore che gli attacchi di panico possano ripetersi. Tale ansia può determinare marcata sofferenza soggettiva e notevole compromissione del funzionamento sociale, lavorativo e affettivo.

Mentre l’attacco di panico ha insorgenza improvvisa e dura pochi minuti, l’ansia anticipatoria cresce lentamente e può durare anche molte ore. Inoltre è possibile ridurla o controllarla allontanandosi dalla situazione ansiogena o cercando rassicurazioni da una persona di fiducia. L’attacco di panico, invece, quando comincia non può più essere bloccato: si comporta quindi come una reazione del tipo “tutto o nulla” e sfugge ad ogni controllo quando il meccanismo è innescato.

I vissuti soggettivi del DAP

I vissuti dell’attacco sono tipicamente rappresentati da paura, terrore, vergogna, sensazione di morte imminente, timore di perdere il controllo delle proprie idee (impazzire) o delle proprie azioni. A questi si associano sintomi neurovegetativi quali palpitazioni, dolore toracico, dispnea, sensazione di soffocamento, vertigini, vampate di calore, brividi di freddo, tremori e sudorazione profusa.

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